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Fabbrica Italia – Ministero e sindacati cosa han fatto, Fiom esclusa?

Marchionne è un manager! Questa affermazione è alla base di qualsiasi scelta o iniziativa che lo coinvolga.

Quando il risanamento del lingotto da lui operato, inizio a portare i primi frutti, venne dipinto come il salvatore della patria. Oggi, con la testa più a Detroit che a Torino, viene considerato un traditore.

Probabilmente, non è mai stato ne l’uno, ne l’altro.  Si tratta semplicemente di un manager capace, che ha un obbiettivo in mente: soddisfare i “suoi” azionisti. Se poi, per far ciò, deve smantellare fabbriche, tagliare posti di lavoro, beh… lui è li per guadagnare e fare profitti non assistenza sociale.

Sicuramente la Fiat, nella sua storia ha goduto di parecchi privilegi, aiuti statali e prestiti agevolati che però ha saldato. Questo significa che economicamente la Fiat, i suoi azionisti e i suoi manager non sono in debito con l’Italia. Forse si potrebbe parlare di un debito morale, per il quale non esiste nessun contratto scritto e per il quale il top managment del lingotto non si sente assolutamente vincolato; nostro malgrado, a ragione!  Negli States Obama ha consentito a Marchionne di rilevare un importante azienda come Chrysler mettendo dei paletti fissi e rigidi che tutelano i lavoratori americani, i loro posti di lavoro e sopratutto… la cassa! L’amministrazione americana ha impedito di trasferire la liquidità di Chrysler a Torino con un contratto blindato perchè le promesse sono una cosa, i piani di sviluppo un altra, ma sono i soldi che guidano il sistema. Bloccando i soldi, si blocca e catalizza il vero centro di interesse.

Perchè noi, con il Ministro dello sviluppo economico Romani, qualche anno fa’, non siamo riusciti a salvaguardare e integrare in ottica costruttiva l’azienda Fiat nel sistema Italia? Marchionne propose un contratto di lavoro alquanto discutibile agli operai italiani; una sorta di ricatto: “o firmate, o chiudiamo e perdete il lavoro!”. All’epoca solo una sigla sindacale fu’ capace di tener testa a Marchionne.

La Fiom è stata l’unica a non accettare a “scatola chiusa” questo ricatto. Maurizio Landini, leader della Fiom, si trovò a dover combattere, da un lato con la Fiat, da un altro lato con il segretario della sua CGIL Epifani e gli altri sindacati. Landini chiedeva, in buona sostanza, che, a fronte delle firme sulle modifiche contrattuali la Fiat prendesse degli impegni chiari, dettagliati da un piano industriale al fine di rilanciare la produzione in Italia e la progettazione. Marchionne non accettò neppure di incontrare Landini di persona per provare a chiarire di persona.

La Fiat, con l’amministratore italo canadese ed Elkan invece, promise a parole, come un qualsiasi venditore di fumo, grandi investimenti; citò cifre importanti senza spiegare ne i metodi ne le tempistiche.

A distanza di circa due anni da questa abile manovra manageriale, vedendo gli sviluppi che il piano “Fabbrica Italia” ha preso, ci si chiede: cosa ha fatto il sindacato per tutelare i lavoratori? Cosa ha fatto il Ministro dello Sviluppo Economico per tutelare gli interessi industriali italiani?

Mi piacerebbe saperlo. Pare che sia i sindacati, Fiom esclusa, che il Ministro hanno ragionato in quella situazione in ottica manageriale; ragionando su cosa potesse essere vantaggioso per l’azienda.

Forse però questi personaggi, i vari Bonanni, Angeletti, Epifani e lo stesso Ministro Romani, non avevano ben chiaro quale era il loro ruolo, ma sopratutto quali erano i loro obbiettivi. Il risultato oggi qual’è? A posteriori è evidente che gli unici ad aver operato in modo intelligente e consono, in relazione ai loro ruoli, furono Marchionne e Landini.

Ma perchè oggi, a fronte di errori commessi dal Ministro dello Sviluppo Economico e sopratutto dai sindacati – che dovevano difendere gli interessi dell’Italia e dei lavoratori -, rischiano di “pagare il conto” coloro che avrebbero dovuto essere i tutelati e non quelli che hanno sbagliato?

E’ il caso che ognuno capisca il proprio ruolo e rispolveri i relativi obbiettivi! Speriamo l’attuale Ministro dello Sviluppo Economico Passera, si riprenda dallo scivolone Termini Imerese – Di Risio, si cali nel suo ruolo ATTUALE, e inizi a lavorare per una nuova politica industriale nazionale; senza imprese industriali non esiste un buon “domani”.

Auguriamoci inoltre che i sindacati tornino a fare i sindacati, difendendo il lavoro e non i nullafacenti.

“[…] il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno” M. Landini

  1. settembre 15, 2012 alle 11:57 PM

    Ecco dove va la Fiat:
    direzione opposta a quella italiana.
    Ed a buon ragione.
    Di cosa vi meravigliate?
    Chi è causa del suo mal pianga se stesso:
    http://www.ilcittadinox.com/blog/fiat-auto-marchionne-montezemolo-e-laddio-allitalia-delle-mafie.html
    Gustavo Gesualdo
    alias
    Il Cittadino X

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