Accorpiamo le elezioni?
Guardando i telegiornali, e sentendo le dichiarazioni dei Partiti… ti vien spontaneo domandarti… ci prendono per stupidi?
Forse, lo siamo veramente… continuano a prenderci in giro!
Lo scorso anno le elezioni amministrative si tennero il 15 e 16 Maggio 201; i referendum in data 12 e 13 Giugno 2011. La scelta era supportata dalla maggioranza, dal PDL & Company, mentre l’opposizione PD & Company volevano l’accorpamento delle due date anche per un risparmio economico.
Oggi, ci troviamo nella stessa paradossale situazione. Accorpiamo in un “election day” le elezioni Regionali con quelle Nazionali, oppure le lasciamo temporalmente divise? Che differenza c’è tra il problema di quest’anno, e quello dello scorso?
Si sono semplicemente invertite le posizioni da parte dei nostri schieramenti politici… cosa cambia da gli uni agli altri?
Mi auguro che il buon senso alla fine… abbia la meglio… spero che, per il risparmio di tutti, venga trovato un equilibrio che permetta di accorpare Regionali, Politiche e perché no, anche le amministrative (per i Comuni che le hanno).
Grandi opere: Monti favorisce i costruttori con il credito d’imposta
La norma sul credito d’imposta, ripresa dall’attuale governo nel recente “decreto sviluppo” rappresenta un grandissimo favore ai costruttori di grandi opere.
Chi costruisce un’infrastruttura avrà diritto a un credito d’imposta fino al 50 per cento del valore dell’opera (cioè il contribuente pagherà fino al 50 per cento del valore dell’opera) se sarà dimostrata “la non sostenibilità del piano economico finanziario”. E se non bastasse, interverrebbe un “contributo pubblico a fondo perduto”.
In poche parole, sostengono diverse associazioni ambientaliste, lo Stato intende indebitarsi per garantire una rendita ai privati (società di progetto, di costruzioni e banche), attraverso un “pacchetto di agevolazioni” per:
– le opere di interesse strategico, affidate o in corso di affidamento;
– attraverso un credito di imposta IRES o IRAP da introdurre “in via sperimentale” per le nuove opere, con progetto definito e approvato (entro il 2015), superiore ai 100 milioni , che non godano di finanziamenti a fondo perduto.
Il presupposto irrinunciabile di sapore orwelliano per attivare le misure sopra descritte è che sia dimostrata la non sostenibilità del Piano Economico Finanziario delle opere in questione.
Non si capisce perchè lo Stato dovrebbe arrivare a sostenere, sia nella fase costruttiva che in anche in parte nella fase di gestione, nuove opere in perdita.
Inoltre, va specificato che quando si parla di opere affidate e in corso di affidamento non si prevede di attivare solo crediti di imposta, ma una serie di misure onerose di sostegno, a carico della Stato. A rigor di logica, se si decide di intervenire su opere di tal fatta, dovrebbe essere lo Stato a farsene carico direttamente, senza coinvolgere i privati: perchè per garantire una rendita ai privati che investono in opere non redditizie non ha significato alcuno e, se non subito, rischia comunque a lungo termine di incrementare il debito pubblico.
Il gioco è semplice: basterebbe fingere una sostenibilità finanziaria inesistente con mirabolanti previsioni o con straordinari ribassi e poi, in corso d’opera, spiegare che qualcosa è cambiato, che è necessario rivedere gli accordi e che occorre attivare il credi di imposta per poter realizzare completamento ed esercizio dell’infrastruttura.
Così si rischia di agevolare la costruzione di opere che ingenerano un debito nascosto e dilazionato a carico dello Stato.
Qui sotto il pdf della lettera al Governo scritta e firmata da:
FAI, Italia Nostra, Legambiente e WWF:
Scarica la lettera in formato pdf >
Fabbrica Italia – Ministero e sindacati cosa han fatto, Fiom esclusa?
Marchionne è un manager! Questa affermazione è alla base di qualsiasi scelta o iniziativa che lo coinvolga.
Quando il risanamento del lingotto da lui operato, inizio a portare i primi frutti, venne dipinto come il salvatore della patria. Oggi, con la testa più a Detroit che a Torino, viene considerato un traditore.
Probabilmente, non è mai stato ne l’uno, ne l’altro. Si tratta semplicemente di un manager capace, che ha un obbiettivo in mente: soddisfare i “suoi” azionisti. Se poi, per far ciò, deve smantellare fabbriche, tagliare posti di lavoro, beh… lui è li per guadagnare e fare profitti non assistenza sociale.
Sicuramente la Fiat, nella sua storia ha goduto di parecchi privilegi, aiuti statali e prestiti agevolati che però ha saldato. Questo significa che economicamente la Fiat, i suoi azionisti e i suoi manager non sono in debito con l’Italia. Forse si potrebbe parlare di un debito morale, per il quale non esiste nessun contratto scritto e per il quale il top managment del lingotto non si sente assolutamente vincolato; nostro malgrado, a ragione! Negli States Obama ha consentito a Marchionne di rilevare un importante azienda come Chrysler mettendo dei paletti fissi e rigidi che tutelano i lavoratori americani, i loro posti di lavoro e sopratutto… la cassa! L’amministrazione americana ha impedito di trasferire la liquidità di Chrysler a Torino con un contratto blindato perchè le promesse sono una cosa, i piani di sviluppo un altra, ma sono i soldi che guidano il sistema. Bloccando i soldi, si blocca e catalizza il vero centro di interesse.
Perchè noi, con il Ministro dello sviluppo economico Romani, qualche anno fa’, non siamo riusciti a salvaguardare e integrare in ottica costruttiva l’azienda Fiat nel sistema Italia? Marchionne propose un contratto di lavoro alquanto discutibile agli operai italiani; una sorta di ricatto: “o firmate, o chiudiamo e perdete il lavoro!”. All’epoca solo una sigla sindacale fu’ capace di tener testa a Marchionne.
La Fiom è stata l’unica a non accettare a “scatola chiusa” questo ricatto. Maurizio Landini, leader della Fiom, si trovò a dover combattere, da un lato con la Fiat, da un altro lato con il segretario della sua CGIL Epifani e gli altri sindacati. Landini chiedeva, in buona sostanza, che, a fronte delle firme sulle modifiche contrattuali la Fiat prendesse degli impegni chiari, dettagliati da un piano industriale al fine di rilanciare la produzione in Italia e la progettazione. Marchionne non accettò neppure di incontrare Landini di persona per provare a chiarire di persona.
La Fiat, con l’amministratore italo canadese ed Elkan invece, promise a parole, come un qualsiasi venditore di fumo, grandi investimenti; citò cifre importanti senza spiegare ne i metodi ne le tempistiche.
A distanza di circa due anni da questa abile manovra manageriale, vedendo gli sviluppi che il piano “Fabbrica Italia” ha preso, ci si chiede: cosa ha fatto il sindacato per tutelare i lavoratori? Cosa ha fatto il Ministro dello Sviluppo Economico per tutelare gli interessi industriali italiani?
Mi piacerebbe saperlo. Pare che sia i sindacati, Fiom esclusa, che il Ministro hanno ragionato in quella situazione in ottica manageriale; ragionando su cosa potesse essere vantaggioso per l’azienda.
Forse però questi personaggi, i vari Bonanni, Angeletti, Epifani e lo stesso Ministro Romani, non avevano ben chiaro quale era il loro ruolo, ma sopratutto quali erano i loro obbiettivi. Il risultato oggi qual’è? A posteriori è evidente che gli unici ad aver operato in modo intelligente e consono, in relazione ai loro ruoli, furono Marchionne e Landini.
Ma perchè oggi, a fronte di errori commessi dal Ministro dello Sviluppo Economico e sopratutto dai sindacati – che dovevano difendere gli interessi dell’Italia e dei lavoratori -, rischiano di “pagare il conto” coloro che avrebbero dovuto essere i tutelati e non quelli che hanno sbagliato?
E’ il caso che ognuno capisca il proprio ruolo e rispolveri i relativi obbiettivi! Speriamo l’attuale Ministro dello Sviluppo Economico Passera, si riprenda dallo scivolone Termini Imerese – Di Risio, si cali nel suo ruolo ATTUALE, e inizi a lavorare per una nuova politica industriale nazionale; senza imprese industriali non esiste un buon “domani”.
Auguriamoci inoltre che i sindacati tornino a fare i sindacati, difendendo il lavoro e non i nullafacenti.
“[…] il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno” M. Landini
Streaming Video Consiglio Comunale Bresso
Uno dei nostri obbiettivi come attivisti in Movimento è quello di riavvicinare i cittadini alle istituzioni e al nostro Comune.
In questo frenetico mondo moderno però, ognuno di noi corre da un impegno lavorativo ad un appuntamento familiare, sempre in corsa contro il tempo, non avendo molto tempo per seguire la vita amministrativa e politica del nostro Comune. Non è facile ritagliarsi del tempo per andare, quasi sempre il Lunedì sera, a seguire il Consiglio Comunale. E quando magari il tempo lo si trova, non è facile trovare la “voglia” di uscire di casa ed andare a seguire dei noiosi discorsi.
Forse però, trasmettendo in streaming i Consigli Comunali, potremmo riuscire ad avvicinare e tenere informati i nostri concittadini meglio, no?
La legge prevede che le sedute del Consiglio Comunale siano pubbliche, salvo i casi previsti dal regolamento. In linea generale deve essere consentito al pubblico di assistere alle sedute consiliari dalla postazione riservata al pubblico. Nel 2012 riteniamo che la postazione riservata al pubblico possa essere la rete!
Perché non permettere a tutti, nella massima trasparenza, di poter seguire il nostro Consiglio Comunale in streaming direttamente da casa propria?
Perchè poi non permettere ai cittadini di poter vedere, anche successivamente online, il consiglio comunale o singoli interventi di interesse pubblico. Talvolta il Consiglio Comunale affronta tematiche noioso per i più; non si può nascondere però che altre tematiche siano decisamente più interessanti e delicate e possano rappresentare motivo di interesse anche a posteriori.
Noi come Movimento 5 Stelle, abbiamo sempre “spinto” affinché questa scelta venisse adottata, in qualsiasi Comune Italiano, Bresso compreso. Sicuramente sarà una delle tante proposte che porteremo all’attenzione dei nostri concittadini in vista delle amministrative 2013. Ma perché non anticipare i tempi e permettere, sin da ora, a tutti di partecipare alla vita comunale?
Noi come cittadini ci siamo attrezzati per farlo, ma sicuramente se questa proposta venisse portata avanti direttamente dal Consiglio Comunale potrebbe essere un bel segnale di maggior trasparenza verso l’elettorato non trovate?
Noi, anche grazie alla rete ed al network del Movimento, siamo già pronti per farlo; tuttavia siamo fiduciosi che possa essere il Consiglio stesso a promuovere questa iniziativa.
Borsellino – Venti anni dopo
Son passati venti anni da quel caldo pomeriggio di una tesa estate siciliana. Son già passati venti anni da quando la Mafia faceva saltare in aria, in Via D’Amelio a Palermo, il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.
Equitalia? Si condanni la violenza, ma….
E’ nata una polemica sterile e molto fumosa dalle dichiarazioni di Grillo in merito ad Equitalia.
Di certo non si può che non condannare il susseguirsi di atti di violenza nei confronti di Equitalia. Gli atti di violenza son sempre da condannare, non è quella la strada da percorrere.
Al contempo però il “modus operandi” di Equitalia lascia davvero sbigottiti. Il fine di base di questa società di proprietà dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps è indubbiamente meritevole. Ha lo scopo di “contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all’efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente”. In parole povere è il braccio operativo della riscossione del nostro Stato.
Il suo approccio “forte” risponde, al meno in teoria, alla necessità di “produrre un forte effetto di deterrenza all’evasione”.
La caccia alle streghe è davvero la priorità?
Il “giretto” fatto dalla Guardia di Finanza a Cortina il giorno di San Silvestro tiene banco su tutti i quotidiani.
Pare si tratti della caccia alle streghe.
L’evasione fiscale è certamente da combattere. Le indicazioni che provengono dai controlli della GdF a Cortina non suoneranno nuovi a nessuno, e le indagini dell”Agenzia delle Entrate faranno il loro corso nei tempi e nei modi debiti.
Non si pensi però che gli evasori esistano solo in Italia. (https://disincantato.wordpress.com/2011/11/09/riflessioni-sulla-guerra-contro-i-mulini-a-vento-dellevasione-fiscale/)
Questa non è di certo una giustificazione, ma non son certo questa “caccia” sia la nostra priorità. Di tasse gli italiani ne pagano fin troppe per i servizi che hanno. Nel tempo è giusto e fondamentale lavorare affinché i singoli cittadini paghino le tasse dovute in base all’accertata capacità contributiva.
I nostri politici son senza ritegno! “Vitalizi dei parlamentari, protesta bipartisan L’idea: dimissioni prima che cambino le regole”
In questo periodo di crisi e difficoltà per la maggior parte degli italiani, mentre migliaia di italiani lottano per tutelare e preservare il loro posto di lavoro, i nostri politici che fanno? Cercano soluzioni per risollevarci dall’abisso in cui ci hanno portati?
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Macchè… la loro giornata “lavorativa” scorre nella lotta alla difesa dei loro diritti e interessi.
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Leggendo il Corriere stamane si trovano dichiarazioni di alcuni esponenti politici che si lamentano per la difesa del loro diritto ad una pensione per il servigio dato al nostro Stato. Senza entrare nel merito sulla legittimità del provvedimento, senza disquisire sulla qualità del “lavoro teorico” che questi personaggi SENZA RITEGNO paventano di aver svolto nell’interesse dello Stato e teoricamente nostro, mi fa letteralmente ribrezzo leggere che questi approfittatori, con le luci della ribalta orientate sul nuovo Premier Monti, litigano sul diritto acquisito o meno di ricevere un VITALIZIO! Questi sono personaggi VERGOGNOSI! Credo sia giusto dar risalto a questo articolo che segue, tratto dal Corriere della Sera Online.
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Ognuno di noi tragga le proprie conclusioni; spero che questo SCHIFO risvegli le nostre coscienze e ci spinga a riappropriarci delle NOSTRE istituzioni.
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ROMA – «A me della pensione non frega niente, ma l’operazione deve iniziare dal 1945, perché chi propone i tagli è in Parlamento da decenni…». Contro il taglio dei vitalizi è rivolta bipartisan e, alla buvette di Montecitorio, Massimo Calearo dà voce alla rabbia dei colleghi. Ma intanto l’onorevole Antonio Borghesi dell’Idv lancia un sasso nelle acque già agitate della polemica: «Più che una mannaia questa riforma è un temperino, che nell’immediato rischia di costare più di prima ai contribuenti». Sì, perché dai calcoli del vice capogruppo dipietrista la quota di contributi a carico della Camera costerà qualcosa come 25 milioni l’anno «a carico del Parlamento».
La sforbiciata non è ancora deliberata, ma la Casta protesta. I più furiosi contro la decisione di Fini e Schifani di alzare l’età pensionabile e passare al sistema contributivo, sono quei parlamentari che hanno digerito a fatica l’arrivo del governo tecnico. E dunque ex An ed ex forzisti della prima ora. Ma anche i democratici sono in subbuglio, tanto che Dario Franceschini stoppa la tentazione di chi medita di dimettersi per non rinviare la pensione: «Se qualcuno pensa di ricorrere a una furbizia del genere, basta che l’Aula gli respinga le dimissioni».
Eppure il tema dell’addio di massa dal Parlamento ha tenuto banco per tutto il giorno, tra Camera e Senato. Renzo Lusetti, ex pd ora nell’Udc: «Non lo farò, ma a me, che ho 53 anni, converrebbe lasciare lo scranno oggi stesso, altrimenti il vitalizio lo prenderò a 60 anni». Molti studiano il modo di presentare ricorso e secondo il questore Antonio Mazzocchi, avvocato e deputato del Pdl, con buone speranze di spuntarla: «Se le regole cambiano in corsa e un deputato fa causa allo Stato, credo che possa vincere». Alle 11,30 la questione verrà discussa in un vertice tra i questori e i rappresentanti dei partiti, deputati esperti di previdenza come Cazzola (Pdl), Gnecchi (Pd) e Galletti (Udc). Sarà battaglia, c’è da giurarci. «Mazzocchi parla a titolo personale – prende le distanze il questore Gabriele Albonetti, del Pd -. Alla riunione con Fini, Schifani e il ministro Fornero, anche lui ha dato il suo assenso. L’innalzamento dell’età e il contributivo sono decisioni prese e indietro non si torna».
Alessandra Mussolini, del Pdl, è pronta ai sacrifici, se prima però i membri del governo Monti «forniscono informazioni sui loro conflitti di interessi». Francesco Boccia, del Pd, si scaglia contro le «discriminazioni» dei più giovani: «Siamo furibondi. Fini e Schifani non pensino di fare questa operazione sulla testa delle nuove generazioni». Sono in ansia i deputati di lungo corso e lo sono soprattutto i nuovi eletti, perché con il contributivo il loro vitalizio è destinato a ridursi. Mario Pepe, ex Popolo e territorio, è fuori di sé: «Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti». Alla fame, onorevole? «Sì, perché se a uno come Bertinotti gli togliete il vitalizio, cosa gli resta?». Parole grosse, che però rendono il clima. Al Senato c’è una fronda di irriducibili. Una riunione dei capigruppo che doveva finire a tempo di record è durata due ore e mezzo, perché gli animi erano arroventati per via dei vitalizi. Luigi Lusi, del Pd, è intervenuto contro la «giungla previdenziale» e ha proposto la creazione di un apposito fondo, che riguardi «tutti gli organi costituzionali». Oltre ai parlamentari, quindi, anche i ministri e i sottosegretari. [Articolo di Monica Guerzoni]
Monti? Male necessario, ma riappropriamoci del nostro paese.
Gli Italiani sono abituati a disegnare su misura il loro eroe del momento. Annualmente viene presentato ai nostri occhi dai media un moderno eroe italiano. In passato è capitato a gente come Berlusconi, Marchionne, Tremonti, Prodi, e chi più ne ha, più ne metta.
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Forse converrebbe esser più moderati. Noi italiani fondamentalmente siamo tifosi, difficilmente valutiamo con razionalità le persone. Da buoni “calciofili” trasformiamo ogni personaggio nell’idolo del momento, per poi abbandonarlo al primo “cambio di vento”.
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I vari Renzi, Marcegaglia, Draghi e forse Montezemolo saranno i prossimi eroi.
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Ma questo è il momento d’oro del Prof. Monti. Nonostante le dimissioni di B ci troviamo di fronte ad una situazione tragica; difficile definirla diversamente.
Abbiamo intrapreso un vicolo stretto ed angusto che concede poco spazio alla democrazia vera, ai cittadini o al buon agire.
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Affidare la guida ad un banchiere, seppur dal nobile curriculum, è un opzione obbligata in questo momento. Siamo stritolati dai tassi di interesse. Il nostro sistema si basa sui mercati e sul tasso d’interesse di equilibrio che da esso ne deriva. Adottare la strada delle elezioni in questo momento suonerebbe da folli data la situazione; la logica e la democrazia però richiederebbero questo.
E’ altresì concesso al Presidente della Repubblica constatare se esiste una maggioranza alternativa e se questa può governare. Mi auguro solo non si tratti di un nuovo “23 luglio 1943”.
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Fronteggiamo una situazione dalla quale, per uscire dalla morsa del differenziale con il Bund tedesco -a luglio era a 127 -, siamo costretti ad affidarci ad un “boia”.
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Il “boia” proviene dalle stesse banche che questa crisi l’hanno voluta e creata. Questo aspetto qualche riflessione la merita.
Sarà lui a dover confezionare provvedimenti lacrime e sangue; i quali però riporteranno fiducia ai mercati, che potranno pertanto puntare al rientro nei limiti “normali”, non prima di aver concesso alle banche d’affari, potenzialmente burattinaie della situazione, di aver prima speculato sul rischio Italia, per poi riposizionarsi in acque adeguatamente quietate.
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Del resto in questo momento possiamo solo aspettarci questo. Abbiamo vissuto per anni al di sopra delle nostre possibilità, e siamo arrivati alla resa dei conti. Prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. Il futuro è tutto fuorché roseo.
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Mi auguro che questo governo tecnico operi affinché si possa riprendere a galleggiare a vista, per poi farsi da parte. Vanno cambiate le regole del sistema; è impensabile che la sovranità popolare di uno stato sia in mano alle banche d’affari che speculano FINANZIARIAMENTE sul nostro futuro.
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Monti è un male necessario, ma momentaneo! E’ innegabile che, sentendo la rosa di papabili ministri mi vien da piangere. Pensare a ultra settantenni che devono operare nell’interesse dei giovani, con uno sguardo al futuro è preoccupante. Se questo è il rinnovamento…. proporre un Amato quale ministro, è FOLLIA!
Mi pare che quest’uomo di soldi nostri ne abbia già rubati parecchi. Al contempo pensare al Prof. Ornaghi, rettore dell’università Cattolica di Milano, come ministro dell’istruzione è un azzardo. Come fa un rappresentante di un ente privato a poter tutelare e sviluppare un sistema pubblico? Noto un leggero conflitto di interessi; son certo che il Prof. Monti eviterà queste soluzioni.
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Credo che in tutto ciò siamo noi italiani a doverci riappropriare delle NOSTRE istituzioni, per cambiare e risollevare il sistema. Serve gente preparata, che lavori sodo, e che sia pronta a dover fronteggiare il marcio che si attanaglia nel nostro sistema. Rimbocchiamoci le mani e cominciamo!
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“Monicelli disse che, purtroppo, in Italia la Rivoluzione non c’è mai stata. Gli angloamericani hanno messo fine al fascismo, non gli italiani. La BCE ha cacciato Berlusconi, non gli italiani e neppure un’opposizione collusa e di cartapesta. I nuovi padroni hanno sempre sostituito i vecchi in questo Paese di servi. Forse ora, almeno una volta nella nostra Storia, potremmo tentare di liberarci da soli.”