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Fabbrica Italia – Ministero e sindacati cosa han fatto, Fiom esclusa?

settembre 15, 2012 1 commento

Marchionne è un manager! Questa affermazione è alla base di qualsiasi scelta o iniziativa che lo coinvolga.

Quando il risanamento del lingotto da lui operato, inizio a portare i primi frutti, venne dipinto come il salvatore della patria. Oggi, con la testa più a Detroit che a Torino, viene considerato un traditore.

Probabilmente, non è mai stato ne l’uno, ne l’altro.  Si tratta semplicemente di un manager capace, che ha un obbiettivo in mente: soddisfare i “suoi” azionisti. Se poi, per far ciò, deve smantellare fabbriche, tagliare posti di lavoro, beh… lui è li per guadagnare e fare profitti non assistenza sociale.

Sicuramente la Fiat, nella sua storia ha goduto di parecchi privilegi, aiuti statali e prestiti agevolati che però ha saldato. Questo significa che economicamente la Fiat, i suoi azionisti e i suoi manager non sono in debito con l’Italia. Forse si potrebbe parlare di un debito morale, per il quale non esiste nessun contratto scritto e per il quale il top managment del lingotto non si sente assolutamente vincolato; nostro malgrado, a ragione!  Negli States Obama ha consentito a Marchionne di rilevare un importante azienda come Chrysler mettendo dei paletti fissi e rigidi che tutelano i lavoratori americani, i loro posti di lavoro e sopratutto… la cassa! L’amministrazione americana ha impedito di trasferire la liquidità di Chrysler a Torino con un contratto blindato perchè le promesse sono una cosa, i piani di sviluppo un altra, ma sono i soldi che guidano il sistema. Bloccando i soldi, si blocca e catalizza il vero centro di interesse.

Perchè noi, con il Ministro dello sviluppo economico Romani, qualche anno fa’, non siamo riusciti a salvaguardare e integrare in ottica costruttiva l’azienda Fiat nel sistema Italia? Marchionne propose un contratto di lavoro alquanto discutibile agli operai italiani; una sorta di ricatto: “o firmate, o chiudiamo e perdete il lavoro!”. All’epoca solo una sigla sindacale fu’ capace di tener testa a Marchionne.

La Fiom è stata l’unica a non accettare a “scatola chiusa” questo ricatto. Maurizio Landini, leader della Fiom, si trovò a dover combattere, da un lato con la Fiat, da un altro lato con il segretario della sua CGIL Epifani e gli altri sindacati. Landini chiedeva, in buona sostanza, che, a fronte delle firme sulle modifiche contrattuali la Fiat prendesse degli impegni chiari, dettagliati da un piano industriale al fine di rilanciare la produzione in Italia e la progettazione. Marchionne non accettò neppure di incontrare Landini di persona per provare a chiarire di persona.

La Fiat, con l’amministratore italo canadese ed Elkan invece, promise a parole, come un qualsiasi venditore di fumo, grandi investimenti; citò cifre importanti senza spiegare ne i metodi ne le tempistiche.

A distanza di circa due anni da questa abile manovra manageriale, vedendo gli sviluppi che il piano “Fabbrica Italia” ha preso, ci si chiede: cosa ha fatto il sindacato per tutelare i lavoratori? Cosa ha fatto il Ministro dello Sviluppo Economico per tutelare gli interessi industriali italiani?

Mi piacerebbe saperlo. Pare che sia i sindacati, Fiom esclusa, che il Ministro hanno ragionato in quella situazione in ottica manageriale; ragionando su cosa potesse essere vantaggioso per l’azienda.

Forse però questi personaggi, i vari Bonanni, Angeletti, Epifani e lo stesso Ministro Romani, non avevano ben chiaro quale era il loro ruolo, ma sopratutto quali erano i loro obbiettivi. Il risultato oggi qual’è? A posteriori è evidente che gli unici ad aver operato in modo intelligente e consono, in relazione ai loro ruoli, furono Marchionne e Landini.

Ma perchè oggi, a fronte di errori commessi dal Ministro dello Sviluppo Economico e sopratutto dai sindacati – che dovevano difendere gli interessi dell’Italia e dei lavoratori -, rischiano di “pagare il conto” coloro che avrebbero dovuto essere i tutelati e non quelli che hanno sbagliato?

E’ il caso che ognuno capisca il proprio ruolo e rispolveri i relativi obbiettivi! Speriamo l’attuale Ministro dello Sviluppo Economico Passera, si riprenda dallo scivolone Termini Imerese – Di Risio, si cali nel suo ruolo ATTUALE, e inizi a lavorare per una nuova politica industriale nazionale; senza imprese industriali non esiste un buon “domani”.

Auguriamoci inoltre che i sindacati tornino a fare i sindacati, difendendo il lavoro e non i nullafacenti.

“[…] il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno” M. Landini

Streaming Video Consiglio Comunale Bresso

settembre 9, 2012 Lascia un commento

Uno dei nostri obbiettivi come attivisti in Movimento è quello di riavvicinare i cittadini alle istituzioni e al nostro Comune.

In questo frenetico mondo moderno però, ognuno di noi corre da un impegno lavorativo ad un appuntamento familiare, sempre in corsa contro il tempo, non avendo molto tempo per seguire la vita amministrativa e politica del nostro Comune. Non è facile ritagliarsi del tempo per andare, quasi sempre il Lunedì sera, a seguire il Consiglio Comunale. E quando magari il tempo lo si trova, non è facile trovare la “voglia” di uscire di casa ed andare a seguire dei noiosi discorsi.

Forse però, trasmettendo in streaming  i Consigli Comunali, potremmo riuscire ad avvicinare e tenere informati i nostri concittadini meglio, no?

La legge prevede che le sedute del Consiglio Comunale siano pubbliche, salvo i casi previsti dal regolamento. In linea generale deve essere consentito al pubblico di assistere alle sedute consiliari dalla postazione riservata al pubblico. Nel 2012 riteniamo che la postazione riservata al pubblico possa essere la rete!

Perché non permettere a tutti, nella massima trasparenza, di poter seguire il nostro Consiglio Comunale in streaming direttamente da casa propria?

Perchè poi non permettere ai cittadini di poter vedere, anche successivamente online, il consiglio comunale o singoli interventi di interesse pubblico. Talvolta il Consiglio Comunale affronta tematiche noioso per i più; non si può nascondere però che altre tematiche siano decisamente più interessanti e delicate e possano rappresentare motivo di interesse anche a posteriori.

Noi come Movimento 5 Stelle, abbiamo sempre “spinto” affinché questa scelta venisse adottata, in qualsiasi Comune Italiano, Bresso compreso. Sicuramente sarà una delle tante proposte che porteremo all’attenzione dei nostri concittadini in vista delle amministrative 2013. Ma perché non anticipare i tempi e permettere, sin da ora, a tutti di partecipare alla vita comunale?

Noi come cittadini ci siamo attrezzati per farlo, ma sicuramente se questa proposta venisse portata avanti direttamente dal Consiglio Comunale potrebbe essere un bel segnale di maggior trasparenza verso l’elettorato non trovate?

Noi, anche grazie alla rete ed al network del Movimento, siamo già pronti per farlo; tuttavia siamo fiduciosi che possa essere il Consiglio stesso a promuovere questa iniziativa.

Borsellino – Venti anni dopo

settembre 9, 2012 Lascia un commento

Son passati venti anni da quel caldo pomeriggio di una tesa estate siciliana. Son già passati venti anni da quando la Mafia faceva saltare in aria, in Via D’Amelio a Palermo, il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.

Il giudice sapeva che doveva arrivare la sua ora; nonostante avessero cercato di tenerglielo nascosto, aveva saputo che la settimana prima era arrivato in Sicilia il tritolo per lui. Sapeva bene di essere “un cadavere che cammina” come gli aveva detto il buon Cassarà qualche anno prima. Per Borsellino quei 57 giorni dalla strage di Capaci sono stati l’ennesimo intenso periodo di lavoro per ricostruire tracce, indizi, segnali e spunti investigativi per arrivare a chi stava dietro alla morte del suo collega e amico Giovanni Falcone; ogni giorno c’erano nuove tessere di un puzzle difficile da completare. In quei 57 giorni ha provato a gettare le basi per i suoi successori con l’obbiettivo di giungere alla verità, dura, ma necessaria e fondamentale.
Ma del resto lui sapeva bene che la guerra era molto difficile… come non ricordare la sua frase “I giudici continueranno a lavorare e a sovraesporsi e in alcuni casi a fare la fine di Rosario Livatino; i politici appariranno ai funerali proclamando unità di intenti per risolvere questo problema e dopo pochi mesi saremo sempre punto e accapo”. 
Come dargli torto?
Sono passati già venti anni e noi siamo qui a domandarci che fine ha fatto la famosa agenda rossa, che il giudice portava sempre con se annotandovi i dati delle indagini, che per noi è diventato un simbolo di lotta per la ricerca della verità.
I giudici non riescono a dare risposte alle nostre domande sulla “trattativa” collegata alle stragi del ’92. Non più tardi di un mese fa’, i riflettori si sono riaccesi sulla Procura di Palermo quando ha sottoscritto l’avviso di chiusura delle indagini preliminari sui contatti fra Stato e mafia. Alla base delle indagini vi è il cosiddetto “papello”, foglio firmato da Totò Riina e citato per la prima volta da Massimo Ciancimino – figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito – contenente le richieste di Cosa nostra allo Stato per evitare la prosecuzione delle stragi. Non va dimenticato neppure il coinvolgimento di Graviano e le importanti dichiarazioni di Spatuzza.
Nonostante tutto ciò, a distanza di venti anni non è cambiato molto. Si è passato il tempo a nascondere la polvere sotto i tappeti, a ricordare annualmente le figure di Falcone e Borsellino, cercando in tutti i modi di limitare il lavoro dei loro successori. Basta guardare come a tutt’oggi anche il Presidente della Repubblica Napolitano cerchi di nascondere la verità trincerandosi dietro una sorta di immunità dovutagli data la sua posizione.
Anche in queste vicende restano centrali le figure politiche ed i rapporti tra le più alte cariche dello Stato, la malavita organizzata, la Mafia! E se si vuole cambiare questo paese è da li che bisogna cominciare con persone “nuove”, con fedine penali pulite, preparate ed eticamente rispettose.
Noi vogliamo ricordare il giudice Borsellino con le sue stesse parole che oggi, a distanza di 20 anni esatti sono sempre più vive in noi:
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.”